Eravamo ancora distesi, nel dormiveglia, io e Fernando. Io, provata dall’influenza di questi ultimi giorni e lui, il mio figlio di mezzo, che dice di essere il mio unico fidanzato e che dorme incollato a me. Eravamo vicini, lui giocava con i miei capelli e io aprivo appena gli occhi sulle gocce di pioggia che rigavano il vetro della finestra.
Ho appoggiato le mani sulla sua schiena e gli ho dato il mio buongiorno silente. Quella di usare il reiki con i miei piccoli è un’abitudine che ho ormai da tanto, ma ogni volta mi trovo a leggerla in qualche suo nuovo aspetto, sempre più colpita. Non avevo mai pensato, ad esempio, a quanto il nostro reiki di questi anni stia contribuendo alla costruzione di confini sani per la loro personalità.
Spesso, anche da adulti, il problema della percezione dei propri confini è una delle più grandi questioni alla base dei problemi di espressione di sè all’esterno o in merito alla fiducia in quel che si pensa, si dice e si fa. Ricevere una segnalazione dei propri confini, attraverso un tocco gentile ed energizzato è un modo dolce ed efficace di cominciare a costruire o rigenerare una struttura caratteriale e muscolare sana, che non ha bisogno di trattanere o proteggere nulla, perchè si può permettere l’impagabile coraggio di sostenersi da sè.
“Non sto facendo nulla” ho pensato “sto solo appoggiando le mie mani su di lui. Eppure questo tocco gli sta permettendo di riconoscere ed ascoltare la sua forma e gli darà fiducia per ogni volta che vorrà confermare i suoi confini e sperimentare nuove forme.”
La nostra giornata è cominciata poco dopo, con tutti i sorrisi, i drammi, i saluti e gli impegni di sempre, ma quel tocco, all’alba, mi ha insegnato molto. E non posso fare a meno di sperare che abbia gettato buoni semi anche in lui, perchè gli diano sicurezza adesso e fiducia in futuro. Questo, in fondo, è il nostro ruolo di genitori: sostenere il loro terreno in crescita e nutrirlo così tanto da prepararlo ad essere florido e sereno nell’autonomia del futuro.
FEB